Nell’era della frenesia, delle notizie istantanee e delle scelte immediate, aspettare, attendere e non lasciarsi trasportare dall’attimo è diventato un privilegio che ci concediamo raramente.
Possiamo ammettere che alla pazienza non riconosciamo abbastanza valore, consapevoli della sua importanza vitale la consideriamo una “perdita di tempo” e una virtù d’altri tempi che sembra non ci si possa permettere.
“Ogni potere umano è composto di tempo e di pazienza” diceva Balzac.
E quindi anche nel lavoro, in un ambiente così segnato dal raggiungimento di obiettivi immediati, competitività e scadenze, la pazienza diventa un ingrediente di resilienza che aumenta la felicità percepita nel proprio campo professionale.
Così si possono applicare strategie e nuovi approcci per acquisire maggiore pazienza anche nel contesto lavorativo.
La pazienza come virtù non è innata, ma si può “addestrare” e “perfezionare” con pratica e una buona dose di costanza.
Ecco qui di seguito, alcuni spunti del nostro mini-training telematico:
- Imposta la pazienza come obiettivo prioritario:
sembra banale da dire ma è importante rivedere la lista delle tue priorità. Se non concedi il giusto spazio alla pratica di questa sfida, non è possibile “addestrare” abbastanza questa virtù.
- Identifica i momenti di impazienza:
fai caso ai momenti critici e segnali su un quaderno, nell’agenda, tra le note o dove vuoi tu. Questo esercizio serve tantissimo per avere una visualizzazione oggettiva e consentirti di lavorare quotidianamente sui tuoi punti deboli.
- Respira il più possibile prima di parlare, di prendere una decisione, di rispondere a una mail. Prova a inspirare in quattro tempi ed espirare in otto. Fallo per tre volte, anche di più se ti riesce: è una pratica semplicissima che aumenterà l’ossigeno in circolo e il suo effetto leggermente inebriante ti aiuterà a riflettere meglio.
[La chicca che ti farà fare bella figura nella prossima pausa caffè:
la radice della parola pazienza è latina, patior. Significa patire: da non intendersi però con accezione negativa. Non fa riferimento infatti alla sofferenza, ma alla consapevolezza di ciò che ci aspetta nel corso della vita, comprese quelle ferite che hanno bisogno di tempo per rimarginarsi e le gioie che si costruiscono nel lungo tempo della nostra crescita “paziente”. ]
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